Progetti

Il teatro che fa testo! 2019 – a Trieste

Dopo 4 mesi di incontri, il 19 febbraio 2019 al Teatro dei Fabbri di Trieste si è tenuta la presentazione finale del laboratorio “Il teatro che fa testo!”, il terzo inedito percorso teatrale che ho ideato e diretto, e che è stato realizzato dalla Contrada – Teatro Stabile di Trieste con il sostegno della Fondazione Kathleen Foreman Casali e la collaborazione dell’Associazione Sklad Mitja uk. In questo progetto è evidente quanto io sia stato influenzato dagli studi della teatroterapia.

Il percorso si è concluso dopo diversi appuntamenti dedicati alla scrittura di didascalie e dialoghi teatrali attraverso la stesura e la narrazione di memorie autobiografiche o racconti appresi da altri. L’iniziativa ha avuto l’obiettivo di valorizzare le competenze e le capacità espressive di chiunque abbia voluto mettersi in gioco ed era dunque aperta a tutti, senza limiti di età, di abilità o di cittadinanza. Per stimolare la fantasia è stato necessario slegarsi dai meccanismi a cui si è abituati nella quotidianità: in questo senso è stato funzionale attingere alle tecniche teatrali e ai modelli di teatroterapia che hanno la capacità di promuove un mondo immaginario, terreno fertile per favorire l’atto creativo.

Per la prima volta questo progetto approderà a Siracusa e ne vedrà una conclusione a metà dicembre 2019. Al laboratorio parteciperanno anche alcune mamme di ragazzi con disabilità che in passato hanno già pubblicato a stampa delle riflessioni sul proprio vissuto.

Il narrare rappresenta un’operazione di consapevolezza, che equivale a costruire una visione personale del sé e del mondo: in tal senso, ogni partecipante si è misurato con un sé narratore, il quale, nel momento in cui racconta qualcosa, opera una selezione, un’organizzazione del materiale disponibile. Scrivere una storia significa portarla fuori da se stessi e questo implica una grande partecipazione emotiva. In questo percorso la memoria diventa oggetto di studio e di riflessione perché ha la capacità di rievocare e di risignificare. Sono proprio queste consapevolezze che nobilitano il teatro a un teatro autorevole, a un teatro che detta regole, a un teatro che fa testo appunto!

Durante l’incontro si sono susseguite proiezioni e performance e l’elemento visibilmente innovativo è stato quello di aggiungere alla conclusione di ogni scena una fase di verbalizzazione finale dell’esperienza. Ne è risultato uno spettacolo continuamente interrotto, ma in continua evoluzione in cui anche il pubblico aveva la possibilità di interagire entrando così attivamente in contatto con il processo di comunicazione, emozionale e relazionale che aveva già preso il via durante le prove e che è stato restituito con grande rispetto in un’ottica di libera condivisione. Anche gli attori avevano la possibilità di coinvolgere il pubblico attraverso domande o curiosità, ma ciò di fatto non è avvenuto.

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