Progetti

Il teatro che fa la differenza! 2018 – a Siracusa

E’ tecnicamente il più ambizioso progetto che io abbia mai concepito sia perché i partecipanti erano davvero tanti, sia perché è stato uno spettacolo itinerante che ha animato l’Urban Center di Siracusa. Per chi non lo conoscesse, l’Urban Center è una struttura molto ampia con alti tetti e più sale, ideale per rievocare tutte quelle fiabe che non hanno proprio voglia di essere dimenticate. Conosciuto come l’ex Sala Randone, questo bellissimo complesso ha offerto a Il teatro che fa la differenza! l’onore di essere il primo progetto dopo diversi anni a recuperarne la funzione teatrale. 

Influenzato dalla convivenza con i miei amati nipotini e suggestionato dall’idea di fare uno spettacolo per Halloween, è andato in scena a fine ottobre, a poche ore dalla notte più macabra dell’anno. Uno spettacolo per grandi e per piccini che con leggerezza ha affrontato temi importanti come la potenza dei racconti fantastici, la diffusione della lingua dei segni italiana e il valore di avere sempre qualcosa da desiderare.

In una società in cui aumenta tra i più giovani l’uso dei dispositivi digitali, a chi interessa più una fiaba? Una riflessione a mio avviso significativa che mette in luce l’importanza di un genere letterario che affonda le sue radici nell’antichità e che è stato tramandato di generazione in generazione.

Parte di un articolo tratto dal primo numero del periodico “Il filo di Es” scritto da Francesca Garofalo, giornalista de La Sicilia e affezionata spettatrice che ogni anno segue con piacere i miei lavori.


Quando è stata l’ultima volta che avete ascoltato una fiaba? Quel “C’era una volta”, famosa ed antica introduzione elargita da nonni e genitori rischia di scomparire o rimanere chiusa in vecchi cassetti. C’est la vie, penserete, ma il regista Paolo Ferrara non ci sta, ha riaperto quei cassetti e ne ha concepito uno spettacolo. Finanziato dall’associazione Diversamente Uguali è un progetto ambizioso nato dal risultato di un laboratorio in lingua dei segni terminato ad Halloween, da qui l’idea dei racconti su fantasmi e sulle fiabe che hanno accompagnato l’infanzia di moltissime generazioni ed ormai in pericolo a causa di un uso smodato della tecnologia. Uno spettacolo itinerante, come quelli di una volta, pensato non per essere seguito comodamente in poltrone ma da vivere passo dopo passo con lo spostamento dei singoli personaggi che con grande spontaneità hanno fatto il loro ingresso in una scenografia essenziale tra tappeti verdi e piccoli angoli ed uno stile che contraddistingue le opere di Ferrara, attenzione ai dettagli ed alle battute pensate per enfatizzare l’importanza del personaggio che lo pronuncia. Da uno schermo dal quale si può seguire lo spettacolo in lingua dei segni, appare un uomo dormiente e incappucciato, che avvolto da una nube si rivolge agli spettatori e comincia a raccontare una fiaba che non ricorda, l’ha dimenticata a causa dell’uso degli strumenti tecnologici “una volta si provava gioia per le piccole cose, erano i giochi a far crescere ed era compito delle relazioni farci conoscere. A chi volete che interessi una fiaba?”.

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