Lingua dei segni

Sono un tecnico della lingua dei segni italiana

Terminati gli studi all’accademia teatrale, ho cominciato a pensare a quello che avrei dovuto studiare ancora per diventare un bravo professionista ed ero confuso perché c’era davvero tanto lavoro da fare! Mi piace avere tanti progetti in cantiere e leggo sempre molti libri contemporaneamente. Nel mio caos sono riuscito a studiare e sono rimasto concentrato per non cadere nella superficialità di interessarmi a tutto e approfondire poco. Sono curioso e sempre affamato di novità.

Per mesi mi sono chiesto se fosse il caso di iscrivermi a un corso di danza o continuare a prendere lezioni di canto, se migliorare la mia dizione che troppo spesso identifica la mia provenienza geografica, o se puntare su ciò che riconoscevo come mia predisposizione: l’espressività. Alla fine ho seguito il mio istinto e fatto tesoro di impreviste opportunità.

Infatti è accaduto che, mentre cercavo di sciogliere i nodi, mi è arrivata una mail che ha cambiato la mia vita indicandomi il vento da seguire: la mail mi informava che stava per iniziare a Palermo un corso per diventare tecnico della lingua dei segni. Eureka!

Un tecnico della lingua dei segni è un professionista qualificato che ha dovuto frequentare un corso di 900 ore durante le quali si studia la LIS e tutto ciò che ruota intorno all’argomento, come la comunicazione visivo-gestuale o l’italiano segnato, le problematiche e le esigenze della persona sorda, ma anche altre materie di formazione obbligatoria, quali l’inglese, la normativa sulla sicurezza sul lavoro o le modalità di utilizzo del pacchetto Office.

Rimanendo un artista nel cuore, non ho mai pensato di studiare la LIS per diventare un interprete né per ottenere un titolo che mi autorizzasse a eseguire servizi di interpretazione. Ho sempre subito il fascino dei mezzi di comunicatività, per questo ho visto nell’apprendimento della LIS la possibilità di mettere in scena atti performativi che incentivassero l’inclusione delle persone non udenti e arricchissero la cultura di chi udente lo è.

La lingua dei segni italiana è italiana, fa parte della grande storia culturale del Belpaese, del patrimonio italiano di conoscenze, ricchezze e scoperte. Sarebbe un errore pensare che sia un tema che riguarda soltanto una parte di popolazione.

Nel 2016, incuriosito dalla lingua dei segni britannica, mi trasferisco in Inghilterra e dopo qualche mese, grazie alla pazienza e simpatia della mia insegnante Kate Fowler, riesco ad ottenere la certificazione del primo livello in BSL (British Sign Language). Sono invitato a partecipare agli incontri settimanali della comunità di Bridport che motiveranno ancora di più la mia attività in Italia.

Deafhood

Deafhood è una bellissima parola che però non ha un corrispettivo in italiano! Si potrebbe tradurre come identità sorda, ma risulterebbe una traduzione fin troppo semplice e fredda.

Questa serenità è fondamentale per i rapporti che si instaurano nella società.

Indica un modo di concepire la sordità non come uno svantaggio, ma al contrario come un guadagno, un orgoglio. Ѐ  un termine che si riferisce a un benessere personale e collettivo, che tende a valorizzare l’individualità per favorirne l’espressione autentica e la presa di consapevolezza delle proprie abilità, sottolinea un processo di crescita personale nell’ottica di accrescere la stima di sé e incoraggiare la libertà personale.

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