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Catania Porte Aperte 2019

Ogni anno la città di Catania ospita un’importante manifestazione culturale che viene accolta in diversi luoghi degli edifici storici del suo Ateneo. Iniziata già a giugno terminerà ad inizio agosto proponendo un cartellone ricco di eventi teatrali, musicali e cinematografici.

Come anticipato al termine dell’esibizione finale della prima edizione catanese al Monastero dei Benedettini de Il teatro che fa il suo dovere!, siamo stati invitati a partecipare anche noi e così a distanza di poco più di otto mesi, abbiamo rimesso in prova lo spettacolo.
Andremo in scena lunedì 15 luglio alle 19 all’interno della stazione metro Giovanni XXIII, a due passi dalla stazione di Catania Centrale. Una location di grande fascino, un nonluogo che ha la caratteristica di non integrarsi con l’identità e il vissuto di chi lo abita contrapponendosi ad una performance che fa del dialogo, della relazione e della comunicazione le sue materie prime.

Seppur a Catania quel giorno è un normale giorno feriale, a Palermo è l’ultimo giorno del fistinu, la celebrazione religiosa più importante della mia città d’origine a cui consiglio di partecipare almeno una volta nella vita perché tra polemiche e stupore da 395 anni la notte tra il 14 e il 15 luglio viene allestito uno spettacolo itinerante che rievoca la vita di Santa Rosalia, la scomparsa della peste e onora l’identità del capoluogo siciliano terminando con i tanto attesi fuochi d’artificio.

Considerata la struttura e la natura dei miei progetti, una variabile di grande importanza è che non sempre tutti i partecipanti possono essere presenti quando e dove è prevista una replica e così per la prima volta ho dovuto fare delle sostituzioni. Ho riflettuto a lungo su come modulare lo spettacolo perché essendo nato dalle personali riflessioni di ciascun partecipante, cambiare gli attori significava assegnare una parte che non nasce da un proprio vissuto personale. Ho creato così un percorso che potesse essere di condivisione affinché i nuovi arrivati potessero sentitirsi emotivamente coinvolti dai propri ruoli. A ricordo dei partecipanti precedenti, ho mantenuto la loro presenza in video così da rendere riconoscibile una evoluzione che non dimentica o ignora tutte le fasi del cammino.

Accogliere è la parola che più mi si è presentata in questa fase: accogliere la scelta di chi non può o non vuole partecipare, accogliere la scelta di mettersi in gioco, la scelta di rispettare chi c’è e chi non c’è, di mantenere l’abbraccio di ciò che è stato creato regolandolo alle leggi di una performance pubblica. E così anche questa volta siamo pronti ad andare in scena!

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